Addominoplastica
L’addominoplastica, meglio definita nella nostra esperienza Lipoaddominoplastica, è l’intervento che permette di correggere l’adiposità localizzata, la flaccidità addominale o un addome pendulo. Candidati a questo intervento sono i pazienti che presentano una ipotonicità tissutale a livello addominale e/o l’allontanamento dei muscoli retti addominali con conseguente indebolimento della parete addominale (diastasi).
L’obiettivo è rimuovere quindi l’eccesso di cute e di tessuto adiposo e riparare la parete muscolare.
La differenza tra l’addominoplastica tradizionale (tecnica da noi quasi completamente abbandonata) e la lipoaddominoplastica consiste principalmente nell’assenza di scollamento dei tessuti sottocutanei addominali per mobilizzare il lembo addominale. L’aspirazione selettiva di grasso dall’area addominale permette di rimodellare l’area del ventre mobilizzando cute e sottocute con risparmio delle strutture anatomiche vascolari e linfatiche. Ne consegue una riduzione del traumatismo, del sanguinamento e delle complicanze a breve e a lungo termine (non sono necessari drenaggi aspirativi).
L’addominoplastica differisce, inoltre, dalla miniaddominoplastica per la necessità nel primo intervento di riposizionare l’ombelico e i pazienti con flaccidità maggiore.
Vantaggi: rimodellamento dell’addome, rimozione dell’eccesso di cute e grasso e rinforzo della parete addominale.
Durata dell’intervento: 1.5/2 ore.
Anestesia: locale con sedazione profonda.
Degenza: day hospital. La paziente viene operata al mattino e dimessa la sera.
Convalescenza: dopo 72 ore la paziente potrà recuperare tutte le sue attività. Gonfiore e qualche livido che scompare in quindici-venti giorni circa. Una guaina o dei collant contenitivi da portare per due/ tre settimane. Per venti giorni evitare attività sportiva e esposizione al calore (saune, bagni turchi, lettini solari ecc….).
Da ricordare:
Le smagliature, spesso associate ad un addome pendulo, scompaiono se situate nell’area cutanea che viene asportata.
Le smagliature localizzate al di fuori dell’area cutanea che viene asportata risultano meno visibili, poiché la cute viene messa in tensione.